E con soluzioni hi-tech la casa “respira” da sola
Quando si parla di “casa viva” si allude al fatto che la dimora possa essere in grado di contenere e generare vissuti, interazioni, relazioni. Quasi come una persona.
Il pensiero che debba anche respirare è qualcosa che, invece, appare più distante.
In realtà, il ricambio di aria all’interno di una casa è una funzione necessaria, sia per la salvaguardia delle sue finiture sia per la salute di chi la abita.
La questione è tornata di attualità negli ultimi anni, in correlazione con la maggiore diffusione dei sistemi di coibentazione e di isolamento termo-acustico di ultima generazione. Se è vero, infatti, che gli spifferi abbondantemente concessi dai vecchi infissi ormai sono solo un brutto ricordo, è vero anche che il ricircolo diaria che essi garantivano senza sosta oggi dipende quasi esclusivamente dalle abitudini di chi abita la casa. Certamente l’abitazione deve contemplare già nel progetto una superficie vetrata utile allo scopo, ma chi ne deve gestire aperture e chiusure – fatta eccezione per le soluzioni tecnologiche di cui diremo fra poco – è sempre la mano umana.
Tecnogramma, periodico di informazione Maico, nel numero di giugno 2011 ha pubblicato uno speciale approfondimento sul tema, circostanziando con numeri e pareri di autorevoli esperti caratteristiche e addentellati che riguardano il fenomeno.
L’ampio servizio dimostra che aprire le finestre è un’operazione che occorre periodicamente fare. L’aria deve essere ricambiata, perché quella che ristagna in un ambiente casalingo, chiuso da infissi pressoché ermetici, alla lunga è molto più nociva dell’atmosfera esterna, che, pur subendo la mescolanza con molti più agenti inquinanti, non è concentrata in uno spazio volumetricamente limitato, così come in casa.
E allora, qual è il volume d’aria che occorre ricambiare in un dato tempo, perché resti garantita la salubrità del respiro? Studi e ricerche hanno risposto alla domanda, individuando un rapporto di 0,5 a 1 delle due variabili ovvero è necessario rinnovare almeno la metà del volume dell’ambiente ogni ora e tutta l’aria ogni due ore.
Le normative in materia distinguono, inoltre, tra ambienti con Ventilazione Meccanica Controllata (si tratta di sistemi diareazione programmabili, di cui perleremo diffusamente più avanti) e numero di persone presenti nell’ambiente.
La normativa UNI EN 15251:2008 regolamenta, infatti, la progettazione degli impianti di ventilazione e consiglia un tasso di ricircolo compreso tra 0,5 e 0,7 vol/h in presenza di persone. La UNI 10339, invece, rapporta il ricambio dell’aria alla funzione della stanza e al numero di persone che la occupano, distinguendo, per esempio, tra un’aula scolastica, un ufficio, un teatro ecc.
Senza una sufficiente ventilazione, tra le quattro mura domestiche le rispettive concentrazioni di anidride carbonica da respirazione, diossido di azoto da stufa, microorganismi (batteri e virus) e fumo da tabacco potrebbero raggiungere livelli di nocività rilevanti. Senza contare i tassi di aggressività raggiungibili dal radon (un gas naturale, che si sprigiona dalla terra e dalle fondamenta) o da colle e solventi industriali, contenuti in mobili e utensili. Basti pensare che la formaldeide, che all’esterno presenta una densità di 3 milligrammi per metro cubo, con una dose massima assorbita di 4,5 mg/mc al giorno, in casa raggiunge la soglia di 50 mg/mc, con uno spaventoso assorbimento di 675 mg/mc al giorno.
SOSTANZE NOCIVE CHE SI ACCUMULANO NEI LUOGHI CHIUSI |
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Inquinanti | Fonte | Conseguenze per la salute | Note |
CO2 (anidride carbonica) | E’il prodotto della respirazione | Non è dannosa ma non è respirabile . Un eccesso di CO2 causa calo dell’attenzione, mal di testa fino a difficoltà respiratorie | La concentrazione ottimaledi CO2 nell’aria è di 700ppm (parti del milione), il valore massimo accettabile è di 1.500 ppm |
CO (monossido di carbonio) | Combustione incompleta di fornelli e scaldabagni a gas; camini e stufe a legna non sufficientemente ventilati | Intossicazione: emicrania,vertigini, sonnolenza, asfissia | Anche l’esposizione a basse concentrazione di CO per lunghi periodi (“intossicazione lenta”) è dannosa |
Virus e batteri | Ambiente circostante | Raffreddori, influenze ,malattie infettive | Igiene e areazione sonoparticolarmente importanti in luoghi affollati come uffici , scuole e ospedali |
Formaldeide | In materiali da costruzione come colle, vernici, pitture, come battericida la formaldeide è utilizzata nei prodotti per la pulizia dellacasa | Irritazioni agli occhi e alle mucose delle vie respiratorie . La IARC(Internacional Agency forResearch on Cancer) ha classificato la formaldeide come cancerogena per l’uomo | E’ uno degli inquinanti diinterni più diffusi .l’organizzazione mondiale della sanità ha fissato a o,1ppm la concentrazione massima di formaldeide in casa |
Randon | Gas radioattivo presente nel terreno, dal quale fuoriesce e si disperde nell’ambiente. Si accumula nei locali chiusi interrati o a contatto diretto con il terreno (per es. cantine), dove diventapericoloso | Si stima che la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigarette | L’emissione di radon dal terreno è difficile da determinare a priori. Per misurare la concentrazione di radon in un locale si può rivolgere all’ARPA della propria regione (Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente) |
Amianto | Fino agli anni ottanta è stato utilizzato insieme al cemento nella miscelaeternit per la coibentazionedi edifici e tetti; come materiale edile in tegole , pavimenti, tubazioni, vernici, ecc. | Asbestosi, tumore al polmone | In Italia la legge 275 del1992 ha vietato l’impiego diamianto |
FONTE: Tecnogramma, giugno 2011, n.22 |
Ma se gli infissi ad alta schermitura termica restano chiusi a lungo non tardano a risentirne anche le pareti interne, che diventano ben presto terreno fertile per le muffe. L’umidità prodotta quotidianamente in casa (respirazione di uomini e animali domestici, traspirazione delle piante, cucina, abluzioni) rimane imprigionata nelle stanze, favorendo proprio quei fenomeni fungini che mai ci si aspetterebbe in una casa super-coibentata e magari anche di recente costruzione.
QUANTA UMIDITA’ PRODUCIAMO ? |
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Pianta | 0,005 l/h |
Persona a riposo | 0,04 l/h |
Persona che svolge attività quotidiane | 0,09 l/h |
Lavastoviglie | 0,2 l per lavaggio |
Lavatrice | 0,3 l per lavaggio |
Cucinare | 0,6 l/h |
Pulire i pavimenti | 0,6 l/h |
Fare il bagno | 1,1 l |
Fare la doccia | 1,7 l |
Una famiglia di tre persone produce indicativamente 6 litri di acqua al giorno
FONTE: Tecnogramma, giugno 2011, n.22 |
Al fine di salvaguardare l’igiene dell’aria, tenendo conto del fatto che il tasso di umidità ideale in un ambiente chiuso dovrebbe essere compreso tra il 40 e il 60%, occorre inoltre sapere che l’aria troppo umida facilita, come già detto, il proliferare di microrganismi (acari, batteri e muffe) e la conseguente insorgenza di allergie e asma, oltre che di odori sgradevoli e macule sulle superfici delle pareti. Lo stesso grado di allerta, però, deve procurarlo anche l’aria troppo secca, che deprime l’umettamento degli occhi, delle vie respiratorie e della pelle, procurando spossatezza, mal di testa, maggiore concentrazione di polvere e accumulo di cariche elettrostatiche.
Ventilazione naturale
E allora, meglio tenere le finestre aperte?
Sì, ma non per troppo tempo e non sempre nella stessa maniera ovvero non indipendentemente dalla stagione in corso o dalla portata della corrente che si viene a creare e dalla tipologia di apertura dell’infisso (battente o ribalta).
Prima di tutto, perché sarebbe controproducente disperdere il risparmio energetico che gli infissi moderni assicurano e poi perché raffreddare troppo le pareti interne, specialmente in inverno, aumenterebbe anche in questo caso il rischio muffa.
“Muffa
Una finestra sempre aperta non è la soluzione
La comparsa di muffa non dipende solo dall’umidità dell’aria. In gioco ci sono altri due fattori:
– temperatura dell’ambiente
– temperatura superficiale interna minima ( delle pareti, del vetro, del telaio)
Esempio:
TEMP
ºC
|
Umidità | |||||||
30% | 35% | 40% | 45% | 50% | 55% | 60% | 65% | |
20 | 1,9 | 4,1 | 6,0 | 7,7 | 9,3 | 10,7 | 12,0 | 13,2 |
21 | 2,8 | 5,0 | 6,9 | 8,6 | 10,2 | 11,6 | 12,9 | 14,2 |
22 | 3,6 | 5,9 | 7,6 | 9,5 | 11,1 | 12,5 | 13,9 | 15,1 |
Se la temperatura dell’ambiente interno è di 20 ºC e c’è un tasso di umidità del 65% sulle pareti si formerà la condensa
Per evitare la condensa si hanno diverse opzioni:
– abbassare l’umidità dell’ambiente per esempio arieggiandola e portandola al 50 %
– aumentare la temperatura dell’ambiente , per esempio alzando il termostato di 1 grado ( quando la temperatura sale , l’umidità diminuisce)
– aumentare la temperatura superficiale interna , operazione che richiede interventi strutturali come la posa di un cappotto termico il posizionamento della finestra verso l’esterno.
Tenere perennemente aperta le finestra non è una soluzione , perché se è vero che l’umidità in eccesso si disperde , è anche vero che, quando fuori fa più freddo, la temperatura dell’ambiente e delle pareti si abbassa . a una temperatura ambiente di 18 C ° la condensa si formerà comunque , anche se l’umidità è ad appena 50%.
Temp
C° |
Umidità | |||||||
30% | 35% | 40% | 45% | 50% | 55% | 60% | 65% | |
18 | 0,2 | 2,3 | 4,2 | 5,9 | 7,4 | 8,8 | 10,1 | 11,3 |
Pertanto in mancanza di ventilazione meccanica controllata, il consiglio è quello di arieggiare evitando di far precipitare la temperatura .”
FONTE: Tecnogramma, giugno 2011, n.22
La condotta da tenere, pertanto, è articolata.
Se si apre l’infisso a battente, si consiglia di arieggiare dai 2 ai 6 minuti in inverno e sino a 30 minuti in estate (meno tempo in presenza di una corrente, più tempo in assenza).
Se la finestra è aperta a ribalta, invece, in inverno bastano dai 4 ai 6 minuti, se c’è corrente, e dai 30 ai 75 se non c’è. In estate sono sufficienti 25-36 minuti se l’aria è mossa, altrimenti occorrono dalle 3 alle 6 ore se l’aria è ferma.
Ventilazione Meccanica Controllata
Se non si ha tutta questa pazienza e si vuole una casa che “respiri” da sola, la soluzione esiste. È altamente hi-tech e si chiama Ventilazione Meccanica Controllata (VMC). Si tratta della possibilità di istallare un dispositivo che insuffla aria dall’esterno, microfiltrata e a temperatura controllata, ed espelle all’esterno quella viziata, evitando con ciò ogni dispersione energetica e garantendo la massima salubrità atmosferica in ogni stanza.
La VMC può essere veicolata attraverso un sistema centralizzato di canaline (che attraversano la casa sotto cappotto) e bocchette a vista, il quale regola lo scambio aspirando dalle stanze meno viziate (camere e soggiorno) ed esplellendo dalle stanze maggiormente “inquinate” (cucina e bagni).
Prevedendo al centro del doppio flusso uno scambiatore di calore, l’aria in uscita “mitiga” in parte l’aria in entrata, recuperando sino a più del 90% del calore. In estate il sistema funziona al contrario, con l’aria in ingresso che si raffredda. I due flussi passano in condotti paralleli, senza ovviamente incontrarsi.
Complessivamente, una siffatta gestione dei flussi di aria risulta opportuna soprattutto per gli edifici ad alta efficienza energetica, poiché ne salvaguarda proprio l’efficacia della coibentazione e il tasso di rendimento. «Fino a quando le nostre case consumavano mediamente 170 kilowattora all’anno a metro quadrato – rivela a Tecnogramma Ernesto Antonini, architetto e docente di Tecnologia dell’Architettura all’Università di Bologna –, il consumo aggiuntivo causato dall’apertura delle finestre era abbastanza trascurabile: si stimano tra i 10 e i 20 kWh all’anno per m2. I 20 kilowattora annui a m2 che si sprecano aprendo le finestre incidono di più su una casa a basso consumo energetico (33%) rispetto a una casa non isolata (12%). Con un impianto di VMC con recupero di calore i 20 kWh si riducono a 4, pari al 10% e su 170 il gioco non vale la candela. Quando il consumo energetico si abbatte fino a 60-70 kWh all’anno per m2, i 20 in più dovuti alla ventilazione pesano molto percentualmente».
Un sistema VMC centralizzato si compone di:
• una presa d’aria esterna, con filtro antiparticolare;
• un eventuale scambiatore di calore;
• un’unità centrale dotata di motore, ventilatore, filtri antipolline e antipolvere, scambiatore di calore, eventuale recuperatoredi umidità, eventuale modulo per l’immissione di umidità, tutti elettronicamente;
• tubazioni che si diramano sotto cappotto, attraverso le stanze dell’edificio;
• bocchette di mandata, che insufflano l’aria nuova nelle stanze a bassa produzione di inquinanti (soggiorno, camere);
• bocchette di ripresa, che espellono l’aria viziata nelle stanze ad alta produzione di inquinanti (cucina, bagni).
È possibile anche disporre della tecnologia VMC limitandola a singole stanze. Addirittura a singole finestre. Come nella soluzione rappresentata da infissi prefabbricati, in cui è installato un meccanismo di filtraggio e scambio. Una soluzione che, per un’abitazione sino a cinque stanze, può arrivare a costare dai 4 ai 5mila euro.
A tutto ciò si aggiunge un ulteriore comfort: automatismi, intensità e temperature della VMC sono tutti elettronicamente programmabili.
La VMC non impedisce la naturale ventilazione
Quanto alle abitudini di sempre, c’è da stare tranquilli: nessun sistema negherà il piacere di aprire le finestre. «Non è vero che l’inquilino non può più aprire le finestra se c’è una ventilazione meccanica – spiega a Tecnogramma l’ingegner Ruben Erlacher, docente alla Sapienza e alla LUMSA di Roma e all’Università di Bergamo – anzi, io dico che è vero il contrario. Cioè, se non esiste una ventilazione meccanica, allora l’inquilino deve aprire le finestre, che voglia o non voglia, che fuori faccia freddo o caldo, nebbia e brutto tempo, non importa. Un paio di volte al giorno deve aerare sennò ha una qualità dell’aria scarsa, con alta concentrazione di CO2 e di umidità. Se c’è una ventilazione meccanica, l’inquilino ha un comfort maggiore e PUÒ lasciar chiuse la finestre. Ma se vuole le può sempre aprire.
Perché no? Non succede niente».